venerdì 10 aprile 2009
Su Fragile di Laura Bonalumi
Raccontare una storia, trattare un argomento con precisione e competenza attraverso la narrazione, senza che le situazioni riguardanti quell’argomento siano state vissute in prima persona non è facile per nessuno che si cimenti nello scrivere.
Come non è facile parlare di un problema, come quello di una patologia (dell’anima? del corpo – per l’immancabile recente scoperta del gene che… ? di tutti e due? ) chiamata anoressia, senza mai utilizzare, in centocinquanta pagine, un solo termine in gergo medico e facendo comunque perfettamente comprendere al lettore sorgenti, evoluzione, forme ed esiti della malattia stessa.
Laura Bonalumi riesce, in Fragile, ad ottenere questi due risultati.
Che son solo gli effetti “tecnici” del libro, unitamente al magistrale utilizzo della narrazione “in due tempi”.
In uno, scritto e stampato con caratteri “piani”, vi è la storia reale della protagonista, Anna, così come si sviluppa fino all’esito ultimo.
Intervallata ad essa, in caratteri “obliqui” vi sono tutti i pensieri che Anna realizza dopo la sua morte e che divengono le considerazioni filosofiche ed esistenziali di Laura sui rapporti umani.
E siamo dunque ai contenuti, mirabilmente diluiti in tutto il testo, ma che bene si esplicano nelle risposte che, a metà del libro, Daniele, l’Angelo, offre alle incalzanti domande di Anna.
Ancor più dell’ampia discettazione conclusiva della protagonista, mi è parso questo il fulcro del libro, nel quale ho colto il messaggio del lasciar esprimere il potere vitale di coloro che si affacciano al mondo, bambini e ragazzi.
Gli Angeli. Laura li inserisce nella storia credendo o non credendo alla loro esistenza ?
Importa poco, perché anche un miscredente anarcoide come me, certo del Nulla assoluto che ci aspetta, si ritrova nell’ambito di corporea ed incorporea necessità di dolcezza che cerchiamo di dare e di ricevere.
Questo è il Tutto, questo è Tutto.
Nino Di Paolo
9.4.2009
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