venerdì 12 febbraio 2021

6° TESTIMONIANZA di chi "HA VARCATO LA SOGLIA"

Buon giorno,


siamo lieti di inviare la 6° TESTIMONIANZA di chi HA VARCATO LA SOGLIA, con preghiera di pubblicazione e diffusione. 
Nel sito il file audio, con testo registrato, in formato mp3.
Se vorrete comunicarci la data della pubblicazione, o la data e l'orario della messa in onda, provvederemo a darne comunicazione sui nostri social. 

Ringraziando per l'attenzione

Pietro Tartamella
direttore artistico di Cascina Macondo

p.s. la presente e-mail è stata inviata a tutti i nostri contatti (anche se non sono radio o testate giornalistiche). Potreste aiutarci a diffondere l'iniziativa, e forse conoscete qualcuno che avendo "varcato la soglia" potrebbe inviarci la propria testimonianza.


VITE PARALLELE
racconti e testimonianze di 
CHI HA VARCATO LA SOGLIA 


mettere a confronto i diversi punti di vista per 
SVELARE IL CARCERE,
con l'augurio che le molteplici storie personali di coloro che, 
a qualunque titolo, hanno varcato la soglia del carcere, condivise, 
possano essere spunto di riflessione, 
arricchimento intellettuale e letterario


una iniziativa di Cascina Macondo
www.cascinamacondo.com 

con il contributo dell' UBI (Unione Buddhista Italiana)
unionebuddhistaitaliana.it/

con il partneriato del Centro Hokuzenko di Torino
www.zentorino.org


MEDIA PARTNERS 

Corriere di Chieri, 
F.I.T.A. (Federazione Italiana Teatro Amatoriale),
Italia Che Cambia, 
Narrabilando Blogspot, 
Piemonte Mese,
Lo racconto proprio a te Blogspot,
Radio Banda Larga,
Argomenti di Psicologia e Psicoterapia,
Newsletter Gianni Donaudi
L'Altra Riva di Francesca De Carolis


se hai varcato la soglia del carcere, 
PUOI ANCORA INVIARE LA TUA PAGINA 
DI TESTIMONIANZA AUTOBIOGRAFICA a:

info@cascinamacondo.com

se sei una radio o una testata giornalistica o un blog
puoi ancora aderire al progetto 
per diffondere le testimonianze pervenute. Grazie.






TESTIMONIANZA N° 5 

LETTERA DI UNA MOGLIE  
di Anna G. - moglie di un detenuto
nel file mp3 legge Nagi Tartamella


 
Ciao amore mio,

che disperazione venire a trovarti e saperti lì dentro. L'avevi descritto bene, il carcere. Ho fatto due ore di treno, poi mezz'ora di pullman e sono scesa sulla statale deserta, accanto alla tangenziale dove passano i tir. Che squallore, vedere scritto il nome della fermata alla pensilina dell'autobus, carceri. È un nome duro da sopportare e da mandare giù.
Quello che mi ha colpita di più, è stato l'odore del carcere rispetto all'aria gelida e pulita di fuori. Un odore forte, di metallo e di umanità compressa, anche se ieri era un giorno di visita in cui non c'era quasi nessuno. È stata dura essere perquisita. E la poliziotta non era neanche poi così gentile. È una grande tristezza, essere qui, le ho mormorato mentre mi metteva le mani addosso. Poi mi ha anche fatto aprire la bocca e ha indagato sopra e sotto la lingua. Ho dei brutti denti, lo so, ho detto, non è colpa mia. E mi vergognavo senza motivo di vergognarmi. Solo per il fatto di essere lì.
Poi mi hanno dato un foglio con un numero, che era il numero del tavolo al quale avremmo potuto parlare. Era un grande otto disegnato, e ho pensato tra me e me, il numero dell'infinito, com'è infinito il mio desiderio di vederlo, e la mia sete di lui. Poi abbiamo attraversato cortili e porte blindate con i vetri antiproiettile, e finalmente hanno aperto la porta di ferro pesante con una chiave che faceva rumore, e ti ho visto, di là del vetro, il tuo viso da ragazzino. Il tuo sorriso. Per me.
Dimmelo, forse tu lo sai? Che senso ha il carcere? Privare una persona della libertà e basta, non fare niente per lei, non coltivarla come una pianta cresciuta storta cui si mette un'asticella per raddrizzarla. Siete chiusi lì dentro, stipati come bestiame cui non si dà una seconda, o una terza, o una quarta possibilità. Siete esseri umani, cazzo, esseri umani.
Una delle cose che mi ha lasciata con il fiato sospeso è stata la somiglianza dei detenuti con i secondini. Man mano che si aprono le porte, e si attraversano i cortili, il filo che vi unisce e nello stesso tempo vi separa dai vostri carcerieri si assottiglia sempre più. Che tristezza. Anche loro erano uomini, ma ora forse non lo sono più.
Durante il colloquio ti ho chiesto se nel carcere ci sono dei corsi di studio per i detenuti. Mi hai detto che no, a parte, forse, un corso di computer che tu non te la sei sentita di fare. E poi hai aggiunto, I corsi sono per quelli che hanno tanti anni da scontare...
E che differenza fa? Perché ti hanno dato solo un anno tu dovresti uscire senza essere migliore? Ma quale logica perversa è questa, non so capacitarmene. Lo sanno tutti che la situazione dei detenuti in questo paese è drammatica, ma ieri, ieri! Vederti così pallido, come davvero un viso che non vede mai la luce.
Abbiamo parlato tanto, ogni tanto appoggiavo il viso sulle tue mani, le tue mani piccole, da bambino. Mani che non sono mai cresciute. Le tue mani, che tanti direbbero sporche, ma che per me sono le tue. Non tenerle chiuse, schiudile al sole e lascia che il cielo le purifichi di luce e di consapevolezza. Le tue mani. Ti guardavo, ti indagavo gli occhi, come per entrarci dentro. Le due ore di colloquio sono passate in fretta, sono volate via. Poi mi sono ritrovata al sole rancido dell'inverno, sulla statale. È stato bellissimo vederti. Ma quando ti ho lasciato, lo sapevo. Ti stavo lasciando sulla porta dell'inferno. E la pena più grande è non dividere il suo fuoco tremendo con te.
A presto.



Cascina Macondo 
Arti e Culture Associate
Associazione di Promozione Sociale
Borgata Madònna della Róvere, 4  -  10020 Riva Prèsso Chièri (TO)
tel. 0039 - 011 94 68 397  -  cell.   0039 - 328 42 62 517
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"Lèggere è bèllo 
come scrìvere, viaggiare, 
fare l'amore" 

 (Pietro Tartamella)


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