ENROSADIRA di Filippo Amadei, Fara Editore 2018
recensione di Gian Ruggero Manzoni
Filippo Amadei vive a Forlì, viaggia l’Italia per lavoro ed è appassionato di sport. Nel 2004 ha vinto la Sezione Giovani del Premio Aldo Spallicci. Ha pubblicato i libri di poesia La Casa sul Mare, Saperti a Piedi Nudi e Oltre le Ringhiere. È stato il vincitore della prima edizione del Premio Rimini per la Poesia Giovane. Suoi versi sono presenti in numerosi siti letterari, tra i quali: atelierpoesia - griseldaonline - parcopoesia - pordenonelegge - farapoesia. È tra i fondatori dell’Associazione Culturale Poliedrica. Enrosadira, titolo misterioso e affascinante che trova le sue origini nelle leggende del Trentino Alto-Adige, rappresenta il suo esordio nella narrativa. Romanzo breve, è la storia della vacanza di due amici, Claudio e Marco, a Moena. Dall’Introduzione al libro scritta da Subhaga Gaetano Failla: “Enrosadira è un racconto pacato e coinvolgente, di sentimenti soffusi, in miracoloso equilibrio sul punto di congiunzione tra prosa e poesia, nello sguardo limpido d’una infanzia ritrovata, dove i pensieri si placano”. Alcuni hanno definito la prosa di Amadei vicino a quella di un Bilenchi o di un Silvio D’Arzo; in effetti, per non poche somiglianze e similitudini, l’uso che egli fa di termini asciutti e appropriati danno struttura al linguaggio usato per redigere l’opera, quindi il concedersi alla metafora e alla creazione d’immagini forti, ma, nel contempo, stemperate da un sommo desiderio lirico. Del resto risulta oltremodo interessante e sapiente l’alchimia fra prosa e poesia che Amadei raggiunge su carta, rendendo la fruizione del testo naturale, fluente, sempre coinvolgente per la forza emanata dalle singole parole. Anche il rapporto con la tradizione esce evidente così che condivido ciò che Fabio Orrico ha scritto di questo libro: “Enrosadira dice esattamente quello che deve dire, col numero esatto di parole, non una di più, non una di meno. Si ha l’impressione di avere a che fare con una poetica del pudore che taglia un attimo prima di rivelare. E in questo senso, aldilà della compostezza classica del linguaggio, si può davvero parlare di prosa poetica”.
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