su Francesco Di Sibio: Punto e virgola, FaraEditore 2016
recensione di Vincenzo D'Alessio
L’insieme dei racconti che hanno portato Francesco Di Sibio alla meta di vincitore della VI Edizione del Concorso Nazionale “Faraexcelsior” sezione Narrativa, sono delle favole ambientate nel mondo quasi reale della cittadina di Frigento, in Irpinia.
Il luogo, fresco durante l’Estate, sorge sulla dorsale collinare a quasi mille metri di quota, non lontano dall’antico percorso della via Appia, dove scorrono i fiumi Calore e Fredane, e a poca distanza dalla Valle d’Ansanto con l’antico santuario Osco sannita della Mefite: citato dal poeta Virgilio nel Canto VII dell’Eneide come porta degli Inferi.
Un panorama suggestivo e ricchissimo di presenze archeologiche che ha conosciuto, come tutti i luoghi di questa parte della Campania, una forte emigrazione.
Lo stesso Autore dei racconti è figlio di questa imprescindibile transumanza: nato a Pontedera, da genitori irpini, negli anni Settanta è tornato nei luoghi natali dove vive attualmente.
I racconti aprono al lettore un mondo di eventi che in apparenza sembrano avere come sfondo la cittadina irpina, in verità è solo lo specchio nel quale si riflette la voce narrante del “bibliotecario” protagonista del settimo racconto, a pag. 56, dal titolo: “Leggere fa bene”.
Il reale, già vissuto e in parte memorizzato, viene utilizzato nelle trame come l’Autore stesso ci indica: “Le storie non raccontavano la loro storia in modo diretto, ma rappresentavano sempre una metafora non difficile da sciogliere” (pag. 58).
Sono racconti/affabulati, quasi sempre con un finale etico esplicito, molto legato ai sentimenti vissuti dall’Autore e condivisi con il lettore chiamato a guardare in questo specchio magico dove i personaggi: emigrati di ritorno, concittadini ripresi nella quotidianità, animali partecipi delle vicende umane, figli che vivono la distanza dal luogo d’origine, storia personale trasfigurata nell’armonia della Cultura, formano il variegato mondo delle comparse sul palcoscenico del teatro di Frigento.
Il luogo, grazie a questa operazione multiforme della parola narrante, oltrepassa lo spazio e il tempo e si propone come sfondo del teatro della vita: “(…) La musica riempiva il cielo stellato di metà agosto e le parole di tanti romanzieri spingevano a non considerare il viaggio solo il movimento verso il luogo del proprio lavoro, come per troppo tempo si era creduto” (pag. 60).
In questa saga dei racconti dell’anima di Francesco Di Sibio si affacciano, nei luoghi dai toponimi antichi di Frigento, i nomi universali di Melville, Bruce Chatwin, Luis Sepùlveda, Alessandro Baricco, Michele Serra e Gabriele Romagnoli, le musiche del Meraviglioso mondo di Amelie di Yan Tiersen, pronti ad invogliare le pagine di questi racconti a prendere posto nella magia della memoria collettiva.
Bene ha interpretato il critico Stefano Martello nella prefazione a questo libro il senso ludico che lo compone: “(…) La parola chiave di questo libro è semplicità. Nel linguaggio come nelle trame. Ma andiamo con ordine. Di questi tempi, infatti, non è semplice essere semplici.(…) Sette storie antistoriche, quasi fantascientifiche. Sette storie inusuali. Un intento assolutamente seducente. Assolutamente necessario” (pagg. 9-11).
La cittadina di Frigento, che ha dato i natali anche ad un altro fervido scrittore contemporaneo, il giudice Gennaro Iannarone, coglie questa bellissima occasione per proseguire l’intento che “il bibliotecario” ha desiderato nella serenità del luogo e dei suoi tramonti inverosimili: “(…) Teneva ancora ben distinto il piano dell’invenzione narrativa dalla vita reale, però tutto ciò non gli evitava di perdersi in quelle pagine con una contentezza dimostrata da un largo sorriso…” (pag. 56).
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