Classi II Bsu - II Csu
Docente: Lombardo Rosamaria Rita
Progetto Libriamoci
Istituto Bertrand Russell – Milano
Docente: Lombardo Rosamaria Rita
Progetto Libriamoci
Istituto Bertrand Russell – Milano
Quanto di
seguito ci pregiamo di riportare è il frutto di un’attività laboratoriale realizzata,
insieme alla nostra docente di lettere e latino, professoressa Rosamaria Rita Lombardo, nell’ambito di un modulo didattico dedicato al tema (analisi
traccia-ideazione-stesura-etc.).
In particolare trattasi del rinvenimento
operato del tema di ammissione al Magistero di Roma svolto nel 1912 da Maria
Alajmo, allieva prediletta di Luigi Pirandello, tema assegnatole da quest’ultimo che fu il suo professore insieme
a Momigliano.
L’agrigentina Maria Alajmo (Palermo, 2
Luglio 1894-Agrigento, 19 Giugno 1971), indimenticabile docente (per inciso si
ricordi che fu professoressa di Lettere in quel di Girgenti di Giuseppina
Gueli, sua amata allieva e madre
della nostra professoressa Rosamaria Rita Lombardo), maestra di vita di molti
suoi concittadini e superba operatrice culturale nella “più bella città dei
mortali”, fu autrice di molti
saggi su Pirandello che rappresentano tutt’oggi per gli studiosi del genio
agrigentino un importante corredo
critico di riferimento.
Dalle lezioni del maestro l’Alajmo
trasse preziosi stimoli e fruttuosi spunti per il fecondo attivismo culturale (
docenza-conferenze-pubblicazioni) di cui si fece, nel secolo scorso, promotrice
nella comune patria di Agrigento.
Speriamo pertanto di farvi cosa gradita
nel sottoporre alla vostra attenzione la “scoperta” fatta nell’ambito del
nostro modesto lavoro.
Buona lettura!
Tema
Un luogo a voi caro
per bellezza o per memorie che vi ridesti.
Socchiudo gli occhi: ecco la casa bianca
e rossa sorgente sui verdi
vigneti: dinanzi a lo stradale bianco e polveroso, ad oriente le colline che si
allontanano fin giù a Porto Empedocle, a mezzogiorno il mare disseminato di
paranzelle bianche, grande e azzurro sotto un cielo, limpido e luminoso.
È così ch’io vengo a te, deliziosa
Durrueli, villa diletta; perché c’è in te tale senso di memorie, ch’io spesso muovo col
pensiero ad un pellegrinaggio ideale che mi ci riconduca a ritrovare le cose del passato, sempre le stesse
si, ma che suscitano sempre in me nuove e profonde vibrazioni. Ecco il viale
fiancheggiato dai cespi rossi dei gerani e che dal cancello approda al vecchio
portone verde e sbiadito, su cui in alto s’attorciglia il serpente di ferro
dagli occhi e dalla lingua di fiamma e che s’apre sulla scala rustica dominata
dall’affresco primitivo d’un cane dagli occhi feroci. Ed ecco le stanze grandi
e luminose, dalle cui finestre s’intravedono vigneti e alberi, a perdita
d’occhio, i mobili scuri e pesanti, il grande quadro della Famiglia reale di
Savoia con al centro il vecchio Re Vittorio Emanuele II, e le stampe bibliche riproducenti le vicende
di Giacobbe in casa di Labano.
Oh vecchia casa di Durrueli dove si
svolse la mia infanzia felice e
dove domina, ancora dolcissima, l’immagine e il ricordo del nonno paterno che vi trascorse ogni anno le sue
villeggiature estive e dove vi chiuse gli occhi per sempre!
Ecco lo stipo antico, accanto alla
scrivania un po’ rosa dai tarli, santuario di care memorie dove ritrovo intatte
le sue cose e la sua vita: i biglietti da visita ingialliti, le lettere di mio
Padre da Palermo, il discorso commemorativo di Garibaldi, le poesie siciliane. Il quaderno dalla rossa copertina contenente il suo
poemetto inedito “Lu sognu ‘nfirnali”, ricordi garibaldini e del periodo esaltante in cui a Palermo,
studente di medicina, partecipò ai fatti d’armi del ’48 in Piazza Fieravecchia…
nella vecchia casa il passato e il presente palpitano ancora vivi e il cinguettio degli uccelli è armonioso
come allora, la carrucola stride ancora attingendo l’acqua dalla vecchia
cisterna, la collina del “pittore” dove vi saliva a caccia con il suo fido cane
sovrasta immutata, sotto il gioco delle nuvole, ma tu dolce visione dei miei
anni infantili, non sei più!
Ad ogni mio ritorno io ti ricerco con
occhi lacrimosi e mi pare che tutt’intorno, la campagna, il mare, gli oggetti
ti chiamino come ad invitarti ad un ritorno fra loro!
Ma no: i Morti della nostra Casa sono
andati laggiù a dormire, fra i marmi e i cespugli di rose, del piccolo cimitero
di Porto Empedocle e non possono più ritornare! Ma io non posso né voglio
vederlo, e però mi aggiro desiosa fra queste mura deserte, mi affaccio al
terrazzo solitario che domina la vallata, scrutando l’orizzonte come per un tuo
possibile ritorno!
Ricordi Nonno? Nelle dolci sere di luna,
al cospetto di un cielo dove le stelle si ammassavano come spiando curiose
l’ampio panorama immerso nella luce blanda, proprio in questa terrazza, tu
sentivi affiorare alle labbra la vecchia canzone, che avevi appresa a Napoli durante
gli studi universitari e che in te, ormai avanti negli anni, evocava lieti e
palpitanti ricordi di giovinezza: “Quando c’è notte, quando c’è luna ,
tu sempre passi barchetta brun”.
O nonno, come vorrei risentirla; cantamela ancora con la tua
bella voce di allora che aveva ancora
tonalità armoniose intatte fermo ottimismo tutto quel che di pesante
riserva la vita ad ogni creatura umana. E fosti molto amato, molto stimato, per
la tua bontà specialmente dagli ammalati che a te ricorrevano con, la dolce
barcarola, in cui mi sembra dondolare il ritmo immutato delle cose più belle
della vita, cantamela tu, perché io non posso, giacchè il pianto mi chiuderebbe
la gola!
Com’eri bello, nonno! Pur nel tuo
aspetto che richiamava la tua personalità maschia e vigorosa, temprata nei
forti studi della scienza medica e anche sbattuta dalle vicissitudini talvolta
amare della vita, tu conservi nei tuoi occhi un’espressione pacata di
fanciullo, come di chi ha saputo superare con fiducia e speranza, dagli amici e
dai familiari, nella tua Porto Empedocle dove eri nato e dove trascorresti
quasi tutta la tua esistenza.
Ma Durrueli, la tua Durrueli, fu
l’ultima tappa del tuo terrestre cammino e proprio giù, nel luogo che tanto
amavi ti colse il male rapido e crudele che ti consumò in breve tempo. E però
fosti contento di chiudere qui i tuoi giorni, di contemplare dall tuo letto le
amate colline e il mare, di accogliere nelle tue pupille l’ultimo barlume di questa luce, di cui conoscevi i toni
e i riflessi più svariati.
Ma fino a quando la tua memoria rivrivrà
fra queste mura? Fino a quando queste pareti racchiuderanno gelosamente i tuoi
ultimi ricordi? Forse finchè non si consumerà anche la mia vita e anche il mio
povero cuore avrà cessato di battere. E allora, o nonno, oh si allora veramente
allora tu passerrai per sempre! E niente rimarrà di te nella memoria labile
degli uomini! Ma di là della vita, lasciami sognare o Nonno, io vorrò vagare
per gl’infiniti spazi dei Cieli, chimandoti e invocandoti finchè non ti avrò
ritrovato. E allora, ci prenderemo per mano, o Nonno, e di nube in nube
abbracciati scenderemo verso la casa bianca e rossa, là nella tua e nella mia
Durrueli, e là siederemo ancora una volta, insieme nel terrazzo bianco di luna,
al cospetto dell’argenteo mare e là canterai ancora una volta, per l’ultima
volta, la vecchia dolce canzone d’un tempo:
Quando c’è notte, quando c’è luna
tu sempre passi
barchetta bruna...
Maria Alajmo
Maria Alajmo(Palermo, 2 Luglio 1894-Agrigento,19 Giugno 1971
BIBLIOGRAFIA
Maria Alajmo e la sua
vera grandezza: Opera omnia, scritti raccolti a cura di Alfonso Lorgio, ed. L’amico del popolo, Agrigento 2010.
FOTOGALLERIA PIRANDELLIANA
Luigi Pirandello davanti al Tempio della Concordia di Agrigento 1927
Accademico d’Italia (1933)
Luigi Pirandello insignito del premio Nobel da Re Gustavo (1934)
Lo scrittore al lavoro
Foto con firma autografa
Luigi Pirandello
Pirandello con Eduardo De Filippo
Casa natale di Pirandello in contrada Kaos
Ultime volontà
Il pino e la “rozza pietra” che ha accolto in passato le ceneri di Pirandello
Accademico d’Italia (1933)
Luigi Pirandello insignito del premio Nobel da Re Gustavo (1934)
Lo scrittore al lavoro
Foto con firma autografa
Luigi Pirandello
Pirandello con Eduardo De Filippo
Casa natale di Pirandello in contrada Kaos
Ultime volontà
Il pino e la “rozza pietra” che ha accolto in passato le ceneri di Pirandello
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