Gratificata dall’incontro con i professori Canfora, Ieranò e Arbor Sapientiae, nonché Piero Pruneti, la studiosa (docente nei Licei a Milano), è stata accolta cordialmente da quest’ultimo, che, in qualità di direttore del TourismA e della rivista Archeologia Viva, ne ha dato in omaggio durante il convegno la copia di giugno-luglio 2015, con la pubblicazione in prima pagina dell’articolo “Guastanella e la tomba di Minosse”, a firma della studiosa, con menzione del testo, scritto dalla stessa, dal titolo L’ultima dimora del Re. Una millenaria narrazione siciliana svela la tomba di Minosse, Fara Editore.
Del libro sono state vendute numerose copie, esposte nella sezione Archeologia di Sicilia, curata dalla responsabile dott.ssa Latini. Esso si snoda intorno all’attraente ipotesi archeologica secondo la quale, nelle viscere del Monte Guastanella, arroccato sopra un intrigante pianoro a strapiombo in provincia di Agrigento, sarebbe sepolto il re cretese Minosse, perito sciaguratamente in Sicilia sulla rocca di Camico: zona corrispondente proprio a Monte Guastanella, situato tra Raffadali e Santa Elisabetta.
Al sito di Monte Guastanella si sono dedicati anche due poeti nati entrambi a Raffadali, Giuseppe Serroy e Salvatore Maragliano: il primo(1795-1881), studioso di tradizioni popolari, medico, saggista, scienziato e politico antiborbonico, patriota dell’Unità d’Italia, dedicò al suo amato paese natìo componimenti lirici, raccogliendo al tempo stesso cantate popolari contadine che si udivano un tempo per le trazzere di campagna all’alba e al tramonto.
Maragliano, caro cugino della scrittrice, ha profuso nelle sue liriche un’espressione efficace che si traduce in suono e canto dal sapore antico, i cui accenti richiamano quelli dell’antica lirica greca. L’angolo di Sicilia oggetto dei suoi versi, viene rievocato con sapore nostalgico del passato, come bene perduto con rimpianto, contro il saccheggio e la deturpazione di una natura che un tempo godeva di una bellezza incontaminata.
Monte Guastanella e il Platani riecheggiano tra le memorie di un paesaggio antico, anche in vernacolo siciliano, accanto a foto d’epoca, in poesie quali L’Addiu a la Patria, Raffadali, tratte Da Salvatore Di Benedetto, Giuseppe Serroy. Uomini e canti da non dimenticare, 1988; e dalla raccolta Voci nascoste, 1993, da Salvatore Maragliano, con Ho avuto una culla, Una spiga sola, Ti cullano sonni tranquilli (…tra ulivi che vegliano a valle), Più stelle non si specchiano ( Più stelle non si specchiano nell’acque quando la valle annotta, Le tamerici adorne di silenzi ondeggian tristi, sembran cipressi).
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