domenica 13 luglio 2014

Su Opere scelte

Autori Vari, Opere scelte, a cura di Alessandro Ramberti – Postfazione di Stefano Martello, Rimini, Faraeditore, 2014

recensione di Maria Lenti

http://www.faraeditore.it/nefesh/Operescelte.html
 
   Opere scelte  contiene poesie e racconti selezionati al concorso Pubblica con noi 2014  dell’editrice Fara, pubblicate con la solita accuratezza. Autori e autrici diversi/e, come è in queste, diffuse ma rilevanti nel caso, occasioni. Ed  esiti, o tessuto scritturale, naturalmente diversi: qualche scrittura resiste sulla narrazione (sia poetica sia di racconti), qualche tentativo si libera leggero dalle maglie di un già noto, qualche voce si fa più riconoscibile perché postata sulle dinamiche di  decenni appena trascorsi in cui l’insistenza sulla quotidianità era fulcro di versi e racconti, o perché mette da parte, temi e vincoli meno aderenti (non passatisti, tuttavia) alle corde del sentire odierno e reinventa la realtà investendola di parole e di concetti da cercare e da decifrare, talora.
   Sono otto prosatori (Maria Clotilde Pesci Schiavo, Giorgio Massi, Sara Macchi, Claudia Lo Blundo Giarletta, Giorgio Caporali, Mario Mastrangelo, Carla De Angelis, Tina Fezza) e dodici poeti (Roberto Cogo, Vincenzo D’Alessio, Pasqualino Piro, Franco Casadei, Andrea Labate, Gabriella Bianchi, William Stabile, Antonio Devicienti, Marta Ardesi, Mariangela Ruggiu, Raffaella Nocera, Claudia Paola Luccini): ricche le loro bibliografie. Alcuni di loro li ho incrociati in riviste a cui collaboro. Altri li ho incontrati in concorsi della cui giuria faccio parte. Altri ancora mi hanno, gentilmente, partecipato la loro attività inviandomi le loro poesie.
   Mi è difficile fare nomi. Sono sincera. E non è nemmeno il caso di fare graduatorie di merito. Posso però dire che con alcuni è scattata la sintonia  per essermi trovata dentro la visione della vita in quanto tale e della vita in quanto esistenza: la prima ha le coordinate della imprevedibilità nella prevedibile e terribile linea nascita-morte, inizio-fine; la seconda ha tutte le imprevidenze causate dalla fluidità, dalla precarietà, dall’essere e trovarsi a vivere tra qualche cosa che è irrimediabilmente perduto e qualche cosa di inesigibile, senza che sia una assenza nominabile o nominativa.
   L’una e l’altra linea non privilegiano – pur concedendosi spazi di un sentire liquido –  più la memoria, il ricordo, la nostalgia, ma si fissano sulla constatazione. Una sorta di sapienzialità: non so se richiesta dai tempi che stiamo vivendo o dai tempi che ci vivono.

                     

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