lunedì 16 giugno 2014

Su Il prete e il diavolo di Corrado Leoni


L'Autore Libri, Firenze, 2013, pp. 86, € 10,00

recensione di AR
Questo romanzo è una interessante testimonianza (si sente la partecipazione dell'autore in questa sorta di confessione) sul problema del celibato e della sessualità per i sacerdoti, sulle strutture a volte sclerotizzate e mondane di certi apparati e movimenti ecclesiali, sull'importanza e difficoltà di trovare un equilibrio fra carne, anima e spirito. Il tono è quello di una narrazione confidenziale. Il tutto si svolge, nella prima parte, nell'ambito di una celebrazione eucaristica in cui i momenti della messa sono "invasi" da un diaologo mentale fra don Giovanni e il diavolo (che però sembra più una proiezione del sacerdote stesso che una entità autonoma, non a caso don Giovanni gli ripeterà spesso che è un puro spirito e non esiste [sic]; e gli dirà: “Tu sei un essere senza speranza, senza vitalità, senza futuro: l'essere che riassume in sé tutte le paure, i limiti, i pregiudizi, il fanatismo, di cui si nutrono gli schiavi che si aggrappano alla religione come àncora di salvezza, rinunciando a vivere la libertà dei figli di Dio…” p. 25). Il protagonista incontrerà poi Maddalena (i nomi hanno un evidente richiamo evangelico), una parrocchiana impegnata, di cui si innamorerà: deciderà quindi di iniziare con lei (non senza un profondo travaglio interiore ma anche sorretto da una fiduciosa speranza) un nuovo percorso di vita.
I problemi affrontati sono importanti e di non facile soluzione, ma credo che già papa Francesco abbia un atteggiamento evangelico di accoglienza e attenzione che porterà a una Chiesa più leggera (come istituzione), povera e coinvolgerà maggiormente i laici. Di fatto tutto il popolo di Dio, uomini e donne, sono anche sacerdoti e alcuni ministeri potrebbero essere svolti da nuove figure da inventare e valorizzare.
Nel libro forse manca un approfondimento della sfera spirituale, la narrazione è più legata alla descrizione di problemi di natura sociale, storica, relazionale, rituale, sessuale e psicolgica, col recupero di un vissuto contadino caratterizzato da importanti valori come la condivisione e solidarietà… la prospettiva sembra nel complesso molto più orizzontale che verticale per non dire mistica. Vengono comunque trattate anche alcune questioni teologiche (citando anche Karl Rahner, Joseph Ratzinger, Teilhard de Cahrdin), con semplicità e concretezza: “La tua presunzione è tipica del diabolico, dell'essere che pensa di essere perfetto, mentre la grandezza dell'essere [uomo, inserimento ns.] è proprio nel suo limite” (p. 17); “… se Cristo avesse voluto indicare Pietro come simbolo della pietra, avrebbe detto 'super istam petram', su codesta pietra edificherò la mia Chiesa. Invece ha detto sopra questa, 'hanc', pietra, riferedosi a se stesso” (p. 48); “La sublimazione è un valido strumento per esaltaer la propria sessualità ed indirizzarla verso impegni culturali, religiosi, umanitari, ma far finta che la sessualità non esista oppure sia la causa originale se non unica del peccato, prima o poi porta alla confusione della mente e allo smarrimento del cuore” (p. 62). Molto interessante l'ampia citazione dall'Introduzione al Cristianesimo di J. Ratzinger posta in chiusa al romanzo; ne citiamo alcuni passaggi: “Come (…) il credente non vive euforicamente e senza problemi, ma è invece costantemente minacciato dal rischio di preciptare nel nulla (…) così sussiste sempre anche per l'incredulo il dubbio sulla sua incredulità, sulla reale totalità di quel mondo che egli ha fermamente deciso di dichiarare il tutto per antonomasia” (p. 81).
Questo è in definita un romanzo “onesto” e infatti l'autore stesso scrive in esergo: L'onestà intellettuale è la professione più ardua di fede in sé e nel prossimo.

Nessun commento:

Posta un commento