martedì 7 febbraio 2012

su Tre righi tre caramelle di Giacomo Carolei


Neftasia editore, 2011, pag. 194, euro 16,00.

recensione di Chiara Marta Ramberti

“Perché tanto, alla fine, ci ricordiamo solo di quello che vorremmo dimenticare” (pag. 193).
Con questo pensiero Giacomo Carolei conclude il suo primo romanzo Tre righi, tre caramelle. L'autore, venticinquenne già conosciuto nel mondo della televisione e del cabaret, inizia, così, il suo percorso nel contesto  letterario; una cosa è certa: non è passato inosservato.
Il protagonista dell’opera è proprio l’autore stesso: Giacomo, un ragazzo pratese che si destreggia fra comparse cinematografiche, televisive e spettacoli di cabaret, per raggiungere il grande sogno di entrare nel mondo dello spettacolo.
Il quadro iniziale descritto dall’autore, con le dovute peculiarità che ogni storia porta con sé, è simile a tanti altri: la vita di Giacomo è arricchita dalla presenza di amici fidati, dall'inevitabile “gavetta” necessaria per arrivare ad affermarsi, ma, soprattutto, dall’amore spassionato per il genere femminile. Giacomo ama le donne a tal punto, che non riesce a riversare tutto il suo sentimento su una sola ragazza.
Ma il caso, ogni tanto, è puntuale e sorprendente; proprio in un momento di debolezza - in cui il ricordo di una storia tanto bella, quanto ormai passata, inizia a far vacillare il solare cabarettista - la foto di una bella sconosciuta sconvolge la vita del protagonista, sicuro fin dal primo sguardo di aver trovato ciò che gli manca in quel misterioso angelo vestito di rosa, nella donna “che ti fa dimenticare persino come ti chiami” (pag. 40).
Una serie di peripezie, accompagnate da una buona dose di fortuna, gli permette di incontrare la ragazza a lungo desiderata, con la quale inizia una storia d’amore. Ma proprio quando tutto sembra andare, finalmente, per il verso giusto, il seme del sospetto inizia a crescere nel protagonista, che arriverà a vedere confermate le sue paure, con l'ingresso in scena di un altro pretendente. Giacomo deve giocare tutte le sue carte per riconquistare ciò che sta lentamente perdendo.
Tuttavia, quanto è disposto a rischiare?
Il finale, inaspettato, mostra che il lieto fine non sempre corrisponde a quello che ci si immagina; il contrasto fra narrazione e realtà viene infatti, nelle ultime pagine, acutizzato e reso ancora più palpabile. Rimane quindi - alla fine della lettura - un retrogusto dolceamaro che riassume bene la peculiarità del romanzo, tutto in bilico tra ironia e introspezione.
Il linguaggio utilizzato da Carolei è frizzante, la storia avvincente. Quanto di vero e quanto di inventato ci sia in quello che si legge non ci è dato saperlo, ma la sensazione che non sia tutto frutto dell’immaginazione contribuisce ad avvicinare il lettore al testo.
La prosa è caratterizzata da toni semplici ed è proprio questo a rendere speciale il libro, che risulta, così, genuino, sentito e sincero. La scelta stilistica di far convivere passaggi e battute di spirito degni di un cabarettista con una trama a sfondo romantico, discosta notevolmente il romanzo dalla consueta e scontata storia d’amore adolescenziale.
Scorrevole e piacevole, con i suoi toni diretti e realistici, Carolei tra una risata e l’altra induce comunque a riflettere, a domandarsi: quanto siamo pronti a lottare per ciò in cui crediamo?
Come dice il suo caro amico Freddy: “se una cosa la vuoi, è giusto che tu te la vada a prendere.” (pag. 11).


Nessun commento: